Questa sezione raccoglie l’esperienza di un corso universitario magistrale dedicato all’esplorazione dell’intelligenza artificiale nel progetto architettonico. Un ciclo di 5 lezioni, aperto a 20 studenti del biennio, che ha portato il gruppo a confrontarsi con un concorso internazionale reale: il "Museum of Emotions" promosso da Buildner. (qui il link per accedere al sito del concorso)
L’obiettivo non era solo partecipare al concorso, ma sperimentare nuove forme di progettazione attraverso l’innesto dell’IA come nuovo strumento ausiliario.
Accanto ai metodi tradizionali come l'analisi, disegno e composizione, abbiamo introdotto strumenti generativi, immagini AI-based, ambienti testuali e visuali in grado di restituire scenari alternativi, a volte imprevedibili.
Il percorso è iniziato con una fase di analisi e costruzione dei prompt, utile per comprendere come “parlare” all’intelligenza artificiale e strutturare il pensiero progettuale in modo chiaro e mirato. Solo in un secondo momento si è passati alla generazione di architetture, lasciando spazio alla sperimentazione, alla critica, all’interpretazione visiva e personale dei temi proposti dal bando.
Il concorso internazionale Museum of Emotions, promosso da Buildner, invitava studenti e professionisti a immaginare un museo dedicato all’esperienza emotiva, alla percezione e alla sensibilità dello spazio. Il bando proponeva una sfida progettuale ambiziosa: realizzare un’architettura capace non solo di ospitare contenuti, ma di generare emozioni attraverso forma, luce materiali e narrazione.
L’obiettivo non era quello di produrre un museo canonico, ma un luogo ibrido e sperimentale, in cui l’esperienza personale del visitatore diventasse parte integrante del progetto stesso. Non veniva imposto alcun sito specifico né vincoli tipologici rigidi, lasciando grande libertà creativa ai partecipanti.
All’interno delle lezioni, il concorso è stato reinterpretato come occasione didattica per sperimentare l'uso dell'intelligenza artificiale nella fase concettuale del progetto: ciascuno studente ha elaborato una propria proposta, esplorando la relazione tra emozione, spazio e immaginazione architettonica, con l’IA come nuovo strumento di ricerca visiva e progettuale.
Le tavole qui raccolte rappresentano l’esito di un percorso sperimentale in cui ogni studente ha cercato di tradurre un’emozione in architettura. Partendo da un tema aperto e stimolante, le proposte non si sono limitate a rispondere al bando del concorso, ma hanno cercato di indagare il ruolo dell'intelligenza artificiale come nuova alleata del pensiero progettuale.
L’IA, utilizzata come strumento di esplorazione visiva e concettuale, ha permesso di costruire scenari inaspettati, suggestioni materiche, atmosfere e spazialità difficilmente raggiungibili con i soli mezzi tradizionali. In molti casi, il confronto tra idea e risultato generato ha aperto riflessioni nuove sul processo stesso di progettazione.
Ogni tavola, presentata in formato unico e senza testo esplicativo, è pensata per comunicare attraverso le immagini. Un invito a lasciarsi guidare dalle intuizioni visive, senza filtri, in una lettura aperta e personale delle emozioni tradotte in spazio.
OASIS
CATARSI
BEYOND THE THRESHOLD
FLUXUS
LIFELINE
Il progetto "Lifeline" nasce da una riflessione profonda sul significato del percorso umano e sulla sua trasposizione architettonica attraverso una rappresentazione essenziale ed evocativa. L’obiettivo della proposta è quello di esprimere, mediante una composizione grafica rigorosa, il fluire dell’esistenza, interpretando il tema del concorso attraverso un approccio astratto e simbolico.
La costruzione formale dello spazio si sviluppa attraverso l’utilizzo della linea come elemento generatore e narrativo. La linea, nella sua semplicità e potenza espressiva, diventa lo strumento attraverso cui si articolano i tre spazi richiesti: la hall (spazio neutro), lo spazio positivo e lo spazio negativo. La hall è rappresentata da una linea chiusa e circolare, simbolo di origine, neutralità e potenzialità. Essa costituisce il punto iniziale di un cammino che, attraverso segmenti rettilinei e regolari, si sviluppa con chiarezza e serenità nello spazio positivo, per poi trasformarsi in linee spezzate, interrotte e disordinate che raccontano il trauma, l’irregolarità e l’imprevedibilità della vita nello spazio negativo.
La tavola è stata concepita come un'opera grafica autonoma, in grado di suggerire interpretazioni libere e personali senza il vincolo di prospettive o viste architettoniche convenzionali. L’assenza di viste canoniche è una scelta consapevole, finalizzata ad affidare esclusivamente alla composizione planimetrica il compito di evocare atmosfere, percezioni spaziali ed emozionali.
La scelta cromatica, ridotta al bianco e nero come dominanti, contribuisce a sottolineare la purezza dell’intento narrativo e compositivo, eliminando qualsiasi distrazione visiva che possa allontanare dall’essenza del progetto. Gli unici accenni di colore sono affidati alle figure umane, che rappresentano metaforicamente la vita stessa e la molteplicità delle esperienze individuali.
“Lifeline” si configura come un percorso simbolico: un tracciato continuo che, partendo dalla hall, attraversa i diversi stadi emozionali e si dissolve infine in un punto indefinito dello spazio, suggerendo l’idea di una traiettoria di vita senza confini certi.
Nella trama della linea continua, intrecciata con attenzione e sensibilità, si cela un piccolo enigma grafico, un messaggio sottile che si lascia intuire solo a uno sguardo attento: una presenza nascosta, discreta, che arricchisce il significato profondo del progetto senza mai rivelarsi apertamente. Attraverso la linearità della composizione, la sintesi grafica e la forza evocativa delle forme essenziali, il progetto si propone di trasformare l’architettura in uno strumento di narrazione emotiva e suggestione universale.
Uno dei presupposti fondamentali da cui è nato il corso è l’idea che l'intelligenza artificiale non sia uno strumento neutro, ma qualcosa che va compreso, interrogato e, soprattutto, usato con consapevolezza. Così come scalpello e martello nelle mani di Michelangelo producono un’opera diversa rispetto alle stesse mani inesperte, anche l'IA restituisce risultati radicalmente differenti a seconda di come viene guidata.
Per questo motivo, la prima parte del percorso è stata dedicata all'educazione al metodo: capire cosa vuol dire scrivere un prompt efficace, imparare a costruire domande complesse su ChatGPT, impostare i parametri corretti su Midjourney, scegliere i riferimenti giusti per stimolare un output architettonicamente coerente.
Lo scopo non era semplicemente “usare” l’IA, ma comprendere il funzionamento delle sue logiche interne e usarle per potenziare il pensiero progettuale, non per sostituirlo.
Le lezioni sono state organizzate in cinque incontri, ognuno con un focus specifico: introduzione all’IA e ai suoi meccanismi di base, costruzione di prompt e ricerca testuale con ChatGPT, sperimentazione visiva con strumenti generativi, riflessione critica sull’autorialità e sul ruolo dell’architetto e avvio del progetto per il concorso Buildner. A ogni lezione è seguito un momento laboratoriale, in cui gli studenti hanno potuto mettere in pratica gli strumenti, testare in tempo reale le differenze tra approcci diversi e capire che la qualità dell'output dipende sempre dalla qualità dell'intenzione.
Non si trattava di imparare a generare “belle immagini”, ma di usare l'IA per progettare con maggiore profondità, stimolando il pensiero visivo e critico allo stesso tempo. Il lavoro conclusivo, una tavola progettuale per il concorso Museum of Emotions, è stato il punto di arrivo di un percorso fatto di domande, test, errori, ripensamenti. Esattamente come accade nel processo architettonico reale.
Chat GPT
Midjourney
Kreai
L’esperienza condotta all’interno del corso universitario dimostra come l'intelligenza artificiale possa oggi essere considerata a pieno titolo uno strumento da integrare nel mondo dell'architettura, così come nella formazione accademica. Non si tratta di un elemento esterno o accessorio, ma di una risorsa capace di amplificare le capacità progettuali, stimolare nuove modalità di rappresentazione e aprire inediti scenari di ricerca.
Naturalmente, come ogni altro strumento, la sua efficacia dipende dal modo in cui viene utilizzata. Serve metodo, spirito critico e conoscenza tecnica: l’IA non è in grado di sostituire il progettista, ma può potenziarne le intuizioni, accelerare il processo creativo e rendere più ricco il percorso progettuale. Nel corso delle lezioni, è emersa con chiarezza una verità semplice ma fondamentale: l’IA risponde con precisione solo a chi sa guidarla con consapevolezza.
Gli studenti coinvolti hanno avuto l’occasione di esplorare questo terreno ibrido, mettendo in pratica strumenti testuali e visivi, costruendo tavole progettuali che uniscono rigore e immaginazione. È stata un'esperienza sperimentale, si, ma capace di aprire scenari reali e di lasciare segni concreti.
A conferma di ciò uno dei progetti elaborati durante il concorso è stato selezionato dalla giuria internazionale del concorso “Museum of Emotions” di Buildner, portando un risultato importante non solo per i partecipanti, ma anche per il nome della Facoltà di Architettura di Cagliari nel panorama internazionale.